LA GALLERIA ALBERTA PANE APRE A VENEZIA

La galleria Alberta Pane dopo quasi dieci anni a Parigi inaugura una nuova ed importante sede, trasformando gli scenografici ambienti di una ex falegnameria in piattaforma espositiva contemporanea e sperimentale, aperta alla città.

La mostra presenta sette artisti nella sua scuderia; opere forti, realizzate appositamente per il nuovo spazio, di alcuni dei più interessanti artisti di nuova generazione, che si muovono al confine tra performance, installazione, video e scultura.

Il pensiero di Gilles Deleuze sul desiderio, definito come un concatenamento da cui scaturisce uno stimolo alla produzione, è l’incipit ed il fil rouge della mostra.
L’intento è quello di tessere un insieme di congiunzioni libere tra gli artisti, invitandoli ad esprimersi in relazione allo spazio espositivo, ma soprattutto a focalizzarsi sul loro pensiero e su quelle che sono le loro ricerche attuali. Liberamente.

Le Désir di costruire una mostra poliedrica e relazionale: un dialogo tra gli artisti che ridefiniscono le geometrie della galleria, fin da subito configurata come luogo vocato alla sperimentazione e allo scambio; un messaggio che pervade anche le calli e i canali della città, con interventi performativi dal forte impatto catartico.

Artisti in mostra
(dal 13 maggio al 29 luglio 2017, ore 10.30 – 19.30 – Calle dei Guardiani 2403/h – Venezia.

La artista scozzese Gayle Chong Kwan con l’opera ARTIST + PARTUM = (2017) fa riferimento alla regola non scritta dell’arte che presume che la creazione artistica sia una grande passione che non lascia spazio e tempo a responsabilità quali la procreazione e l’educazione dei figli. Gayle Chong Kwan esplora le contraddizioni di una donna artista tra i ruoli creativi e “pro-creativi”, attraverso un giornale stampato e distribuito durante una performance nelle strade di Venezia e nella galleria.

Romina De Novellis, performer napoletana residente a Parigi nota per il suo magnetismo, realizza per Le Désir una performance itinerante, che attraversa i canali e le acque della città di Venezia. L’artista, come una sorta di Venere del Botticelli, s’installa al centro di una barca veneziana, circondata da fiori e bandiere di tutti i Paesi che si affacciano sul Bacino del Mediterraneo. La sua processione è il funerale del suo presente, per l’involuzione che l’uomo sta compiendo; Venezia, punto d’incontro tra Oriente e Occidente, tra l’Italia e l’Europa, diventa la culla che trasporta l’azione performativa sulle acque della Placenta, il Mar Mediterraneo, simbolo e luogo comune di vita e di morte delle nostre culture e della loro implosione.

L’artista francese Marie Denis, da anni ispirata al mondo vegetale e botanico, presenta una nuova scultura murale dal forte impatto visivo. La natura che Marie manipola, trasforma e sublima con grande delicatezza, prende forma in un erbario/scultura totemico.

Christian Fogarolli, emergente e acclamato artista italiano, propone due lavori che indagano un possibile rapporto tra arte, teorie medico scientifiche e terapia. Le opere sono realizzate in seguito a ricerche che l’artista ha condotto in istituzioni mediche e case di cura mentale.

Le nuove sculture/istallazioni di Marcos Lutyens saranno accompagnate da una seduta ipnotica, che lo stesso artista realizzerà il giorno dell’inaugurazione, le cui tracce saranno visibili durant e tutto il periodo della mostra. Interessato sin dai primi lavori all’interdisciplinarietà, Lutyens, nato a Londra e residente a Los Angeles, utilizza tecniche cognitive come l’ipnosi, le tecnologie come la robotica e altri strumenti sensoriali per creare performance, sculture ed installazioni.

Ivan Moudov fornisce un’analisi critica e corrosiva delle convenzioni politiche e sociali e del comportamento individuale. Sfatando la catena lineare tra azione e conseguenza, con la sua solita ironia, il geniale artista bulgaro propone un’opera/contratto stipulato tra collezionista ed artista in cui quest’ultimo si impegna a far aumentare significativamente il valore della sua opera negli anni.

Michelangelo Penso, noto artista veneziano, presenta una nuova scultura in situ di grandi dimensioni, ispirata alla ricerca scientifico-biologica. Penso indaga in maniera astratta un mondo non visibile, microscopico, fatto di batteri, virus e microorganismi, che rigenera attraverso impattanti geometrie sospese e invasive.

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