L’ispirazione della grande Monica Vitti

Di certo è iniziato tutto in quel preciso istante: una parrucca che non era lei, le parole d’amore di un’altra dette a memoria, ridere, piangere, nascere e morire, per poi tornare a casa. L’indomani ricominciare il gioco, rifarlo cento volte chiedendosi ad ogni ciak: «Chi sono?».

Tutti la chiamano VITTY ma lei preferisce farsi chiamare semplicemente “Monica”, ed è un omaggio, di Benedetta Bruzziches, alla grande attrice italiana, timida musa di Michelangelo Antonioni.

Ama essere abbracciata stretta e sa ricambiare trepidante con la morbidezza di un corpo in raso di seta cucito a mano. Se la porti fuori e la tieni sottobraccio, che sia per un chiaro di luna o solo per una lucciola, con il suo vestito di rete di cristalli sa inondarti gentilmente dei suoi tremolanti riflessi: è il suo modo di arrossire.

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